martedì 18 giugno 2013

E' la musica la musica ribelle...


Ciao!! rieccomi! Pensavate che dopo l'ultimo post sarei definitivamente emigrata in Australia dedicandomi a tempo pieno ad abbracciare koala? Ammetto che la tentazione è stata forte, ma i koala non mi hanno voluta percui, come gli zombie, a volte "ritorno".

Dopo una primavera (cosa? primavera!?e cosa sarebbe?) travestita da inverno che nella ridente Torino ha visto a maggio tre soli giorni senza pioggia finalmente è scoppiata l'estate. Meno male, il tono dell'umore è influenzato anche e soprattutto dalla luce solare e dalle mie parti dal 21 marzo in poi se ne è vista pochissima. La mia allegra famigliola aveva stabilizzato il barometro dell'umore sul valore "Hannibal The Cannibal", gatta compresa (i cani, bontà loro, erano sempre felici), e ora invece siamo ritornati al nostro lifestyle squinternato.

Nel frattempo però pensavate che la band sarebbe stata a guardare? No! Abbiamo confidato nel rock e abbiamo suonato molto, ottenendo buoni riconoscimenti e divertendoci parecchio. Abbiamo partecipato alle finali di vari concorsi, suonato molti pezzi nuovi e stiamo rielaborando molti pezzi già rodati per donare loro ancora qualcosa in più. Le ultime news e le date di luglio le trovate qui.

Tra le tante date mi sono resa conto di come la musica, ad oggi, sia profondamente cambiata; esiste ormai una dicotomia ben precisa tra le band: da un lato ci sono le cover/tribute band che propongono successi già strafamosi o scimmiottano il cantante o band di riferimento e suonano praticamente ovunque (non me ne vogliate, ma io le tribute proprio non le comprendo...perchè devo andare a vedere, ad esempio, un tizio travestito da Vasco che cerca di imitare Vasco? Mi compro il cd o vado al concerto dell'artista "vero"...non so, è come se anzichè mangiare un vero pollo arrosto ne mangiassi uno finto, di plastica, di quelli che si usano per far giocare i cani) e dall'altro ci sono le band che suonano inediti , volgarmente detti "pezzi propri", che al contrario delle tribute suonano solo ai concorsi o fanno i tappabuchi a qualche evento sgalfo o fanno concerti a rimorchio delle suddette tribute (suonando alle nove di sera davanti a dieci persone) pur di fare sentire a qualcuno il frutto di ore ed ore di lavoro del proprio cervello e della propria creatività, nella vana speranza che qualche produttore le noti...
Eh già i produttori...una razza più estinta del Dodo; ahimè non siamo negli Stati Uniti, qui i talent scout vivono solo in tv ed hanno la competenza musicale di Simona Ventura, e nei talent televisivi le band formate da cantanti e musicisti non sono ammesse (razzisti!!); quindi ecco che scatta la depressione e ci si richiude in sala a creare e a litigare dicendoci che tanto "qui in Italia non andiamo da nessuna parte", "eh sì ma lo lasci tu il lavoro per andare all'estero?", "la musica è in crisi, è tutto inutile".

Ovvio, le band scarse ci sono ovunque, ma nel sottobosco delle formazioni che suonano inediti c'è anche tanta tanta qualità, che ahimè viene relegata in mini concerti da 20 minuti nei concorsi del giovedì sera (e chi a Torino va dicendo che "il giovedì è il nuovo sabato" deve andare a farsi un bel giretto a quel paese).

Avete capito a quale categoria appartiene la mia band? Gli Emblema suonano inediti, e a mio parere li suonano anche piuttosto bene, ed io coltivo il sogno che prima o poi sfonderanno. Qualche giorno fa abbiamo scoperto che uno sparuto e minuscolo gruppo di temerari ha comprato su Zimbalam alcuni nostri pezzi. Ovviamente i compratori non sono italiani (per l'italiano medio il rock è solo Vasco o al massimo Ligabue, gia i Negramaro sono "roba da alternativi"), ma svedesi, tedeschi e spagnoli. Beh...sapere che in qualche remota città della Svezia qualcuno vada al lavoro la mattina mettendo nella playlist della propria auto anche un nostro pezzo o vada a correre con "This is The End" o "Duality" nell'I-Pod mi ha resa davvero felice. La musica è universale, varca tutti i confini ed unisce tutti coloro che la amano!

Se solo qui, in Italia, si concedesse più spazio alle band emergenti, si credesse in loro, se le grandi radio evitassero di avere una playlist di trenta pezzi ipercommerciali, se non passassero tout court nel loro airplay l'ultimo singolo del cantante famoso solo pechè tale (e che a volte può fare schifo...cito sempre Vasco,poveretto, ma gli ultimi singoli sono penosi, o i singoli dei vari cantanti di Amici o X-factor che spesso sono realmente brutti, con testi banali e quattro accordi strasentiti), se permettessero ai produttori di andare ancora in giro per locali e sale prova a sentire cosa c'è di nuovo credo che la scena rock italiana sarebbe viva e splendida, e non avrebbe nulla da invidiare a quella anglosassone o americana.

E i locali...nota dolente! Capisco che con la crisi che c'è la loro priorità sia avere la sala piena di gente che consuma, ma se i locali live per band di inediti si contano sulla punta delle dita e se i gestori richiedono solo cover e non ti danno nemmeno la cena al posto del rimborso spese (ci sono regole non scritte in questo mondo sommerso, che distinguono i locali players-friendly da quelli no) come si fa a suonare! Quando magari dopo una giornata durissima al lavoro devi correre a caricarti in auto la strumentazione, macinare chilometri, montarti il palco e fare del tuo meglio per poi sentirti dire "eh mi spiace ma non avete portato abbastanza gente" senza nemmeno mezzo commento sulla tecnica dei tuoi musicisti e sull'esecuzione dei pezzi ti viene l'idrofobia...come se dovessere essere la band a fornire avventori al locale che altrimenti sarebbe vuoto. Se un negozio vende brutti abiti nessuno andrà a fare acquisti lì e prima o poi chiuderà, e non cambierà nulla il fatto che quattro amiche e le loro sorelle vadano tutte insieme a fare shopping lì un sabato pomeriggio. Sarà una giornata buona in un mondo di giornate andate male; lo stesso vale per i locali, se in un locale si mangia o si beve male, i gestori o i camerieri sono scorbutici si può star certi che non saranno le trenta persone portate dalla band a risollevare la sua sorte e rimarrà drammaticamente vuoto.
Eppure la vita della lavoratrice di giorno-musicista di notte è questa...tanta passione e porte in faccia, tanti complimenti e tante delusioni quando vedi premiare band di ragazzini stonati che suonano (male) tre accordi in croce solo perchè "adesso va di moda quella musica lì tra i giovani". I musicisti ti riempiono di elogi, e questo è bene, ma il rock sta diventando di nicchia, e invece dovrebbe essere la musica di tutti.

Giovani rockers, trentenni e quarantenni cresciuti a buona musica, semplici appassionati di rock....DOVE SIETE??? Noi siamo qui...ascoltateci!

A presto!

lunedì 8 aprile 2013

Fear of the dark...


Un post serio...giuro non ho la febbre..


"When the light begins to change / I sometimes feel a little strange/ little anxious when it's dark
Fear of the dark, fear of the dark /I have a constant fear that something's Always near"
                                                                                           Iron Maiden, "Fear of the dark"



La notte...per chi come me ama dormire dovrebbe essere il più bel momento delle 24 ore. E invece no. Ultimamente la vita mi ha portata ad avere paura del buio, perchè il buio apre le porte ai brutti pensieri, ti costringe a riflettere una volta di troppo, ti ricorda che, forse, non puoi essere felice.

Sei lì, sotto le coperte, hai tuo marito accanto, il micio ai piedi del letto, c'è un quieto silenzio e tu invece di pensare a quanto sei fortunata sei preda della negatività. Il futuro è incerto, i soldi mancano, i soldi di cui prima ti preoccupavi relativamente ora scappano da tutte le parti, non fai nemmeno in tempo a vederli che già non li hai più. Nella testa si rincorrono le stesse parole: tasse, spese, scadenze, altre tasse. Dormo male (io, che sono peggio di un ghiro punto dalla mosca tse-tse) , la mattina sono uno straccio e per arrivare decente al lavoro ho iniziato a compiere un'attività che prima era riservata a poche e rare occasioni: truccarmi! 
A pranzo o alla sera, con mio marito, si parla solo di bollette, cose da fare e crisi. Ok non pretendo che la mia vita sia sole-cuore-amore, ma se le nostre conversazioni sembrano uscite da Porta a Porta o da una trasmissione di Santoro c'è seriamente da preoccuparsi! Leggo i post delle varie fashion blogger e mi chiedo se almeno una volta i loro outfit perfetti siano stati sgualciti dallo svenimento causato dall'arrivo della bolletta del gas...
Dove sono finite le parole positive? Dove sono finite parole come  amore, soddisfazione, gioia, progetti? La parola "futuro" è diventata portatrice di angoscia e non di speranza o eccitazione. E tutto solo per via dell'incertezza, soprattutto economica. Come hanno fatto a portarci via tutto? Come è possibile che le persone sempre allegre e sorridenti ora siano tutte buie e preoccupate?  Non avevo mai provato una sensazione simile prima d'ora. Durante la malattia di mia madre, e quando lei morì, avevo comunque una positività di fondo,sapevo in cuor mio che anche se sarebbe stata durissima avrei comunque finito l'università, avrei sposato il mio fidanzato ed in qualche modo "me la sarei cavata". Ora non più, non mi dico più "in un modo o nell'altro ce la farò", mi chiedo solo quanta relativa tranquillità mi resta, cosa sarà della mia piccola famiglia. Vedo mio marito tirato in volto, alle prese con i mille problemi identici ai miei, e penso che insieme arriveremo ovunque, cerco di trovare il buono nel futuro...ma poi leggo il giornale, leggo di una nuova tassa, di una raffica di aumenti e mi chiedo per quanto potremmo ancora vivere nella casa che ci ha lasciato mia madre e che amiamo. Sarei pronta ad andare ovunque, mi basta avere vicino mio marito e la miciotta Luna e portare con me i libri, il the e i vestiti preferiti, ma....voglio ritrovare quella solarità, quella felicità che mi ha sempre contraddistinta, quel mood che mi ha fatto affibbiare il nomignolo di "raggio di sole" da tante persone.

Non lo so, sarà la vena polemica che è nata in me ultimamente, sarà che rileggere Dante e le invettive contro il governo della sua Firenze mi ha fatto riflettere sul fatto che dal passato non impariamo proprio niente...saranno le "contingenze",ma sono diventata inquieta, ombrosa, forse improvvisamente consapevole della fine della favola, della fine dei momenti in cui l'eccitazione per il futuro è più forte del dolore causato dalle porte sbattute in faccia. Avete presente il sole, quando si allinea con un piccolo pianete?Rimane sempre bello e luminoso, e ad occhio nudo non si nota niente; però, con un telescopio ed un pochino di attenzione si noterà una piccola macchia nera, che non sembra essere niente di grave,ma che in realtà rovina, per un periodo, l'immagine della nostra stella, la rende meno perfetta.

Ecco, io ora sono così. Un sorriso per la stampa fuori, un allineamento con un bel pianeta gigante gassoso dentro. E se la Luna, così piccola, riesce ad oscurare il Sole, immaginate Giove cosa può fare.

Un bacione

p.s non preoccupatevi...è solo un momento di down...il temperamento è forte; domani già sarò lì a postare le mille sensazioni legate al concerto di sabato. Il Rock mi salverà, perchè ho fede nel Rock.


venerdì 5 aprile 2013

Save The Date (and stay rock)!


Anzi...save the dateS...questo mese finalmente si suona, gli Emblema tornano a "spaccare"!

Non potete capire cosa voglia dire per me, medico di giorno ed aspirante rockstar di notte, svegliarmi la mattina sapendo che la sera sarò sul palco. Intendiamoci, amo il mio lavoro (anzi i miei lavori...oltre che col le belle donne lavoro anche con gli anziani...e li adoro!)  alla follia, non potrei fare altro, ma quell'adrenalina che sale mentre aspetti di cantare, quel feeling che ti lega ai tuoi musicisti, quell' "essere lì, tutti insieme", quel fare divertire la gente con la tua musica è per me l'emozione più bella possibile. Il ricevere applausi o complimenti ti fa capire che, forse, la band sta davvero lavorando nella giusta direzione; tutti questi momenti felici messi insieme ti fanno rimangiare gli "uffa" proferiti in quelle sere in cui, dopo una giornata di lavoro massacrante, di tutto avresti voglia meno che di uscire di casa per andare in sala prove, sapendo per certo di fare tardi. Ma poi si è lì, in quegli otto metri quadri, io stanchissima, i chitarristi a pezzi per il lavoro, il bassista a digiuno perchè è arrivato direttamente dall'ufficio, il batterista di corsa ma sempre allegro ed in un attimo tutto scompare e rimangono solo i "nostri" pezzi...beh...la gioia c'è, e con essa quel piccolo senso di frustrazione che ti fa dire "ma accidenti...se in radio passano cose come il Pulcino Pio o i vari rapper che parlano solo di sesso, soldi, alcool e donne prima o poi qualcuno dovrà apprezzare il rock e dovremmo esserci ANCHE NOI nell'airplay!". Sono sogni...a trent'anni  ed oltre ti sembra di sparare le ultime cartucce musicali prima di essere relegato nel mondo degli amatori, che si trovano in sala ogni tanto per divertirsi un po'. Siamo cinque lavoratori, con cinque professioni diverse, e sappiamo bene che la nostra vita è nel nostro quotidiano, ma sotto sotto, anche i più seri di noi coltivano "quella" speranza, la speranza di vivere di musica, di potersi dedicare alla cura dei pezzi 24 ore al giorno, di far cantare uno stadio gremito...

Ok...driiinn...è suonata la sveglia, torniamo sulla Terra. I concerti sono piene di note dolenti:  locali mezzi vuoti (amici a parte), gestori che non fanno suonare le band che fanno pezzi originali ma solo le tribute (passi mesi a comporre e i gestori vogliono Vasco,ma bastaaaaaa,esiste anche altro rock oltre a Vasco!), soundcheck approssimativi, suoni orrendi e soprattutto...MA COME MI VESTO???? Eh sì, il look da concerto è un concetto per me ostico come un problema di alta matematica. Una forumina di alf oggi mi ha scritto una frase stupenda "è al vostro genere, alla vostra band a cui si deve ispirare il look, non al locale". Nulla di più vero. Ma come si veste una fanciulla che spesso arriva al soundcheck dritta dritta dal lavoro, con a volte un'amica caritatevole che la aiuta con trucco e parrucco ed a volte nemmeno quella? I miei quattro ragazzi hanno vita facile, sono bellocci, un jeans scuro, camicia o maglietta scura ed il gioco è fatto, ma io?Ho gli occhi sempre addosso e anche se in quei momenti sei concentratissima hai sempre quel piccolo tarlo nella mente che dice "staranno pensando che con quel miniabito fai schifo", "ti si vede la cellulite anche se è buio", "sei truccata come un panda ubriaco", "con i leggings e i tacchi sembri una facilona,vergognati!". I musicisti a stento notano se hai la gonna o i pantaloni, quindi da loro l'aiuto è pari a zero. Ogni volta è un dramma, come accidenti ci si veste ad un concerto quando la tua band non ha un dress code ben preciso (come ad esempio i metallari o i punk)? Nei prossimi giorni vi posterò i look "for gigs only", così vedrete che dilemmi!!  Siete pronti? allora SAVE THE DATES!

9 aprile -->  rock contest Pronto Soccorso degli Artisti (Torino) con riprese di For Music TV
13 aprile --> rock contest Piobesi (To)
19 aprile  --> concerto alla Certosa di Collegno (saremo ospiti di una band di amici)

sulla pagina FB Emblema RockBand ci saranno tutte le indicazioni! Chiedeteci l'amicizia, siamo cinque bravi ragazzi! 

Ci dicono tutti che siamo così seri...

martedì 12 marzo 2013

Parka Time!!!



Rieccomi, salve a tutti! Sono stata un po' indaffarata tra lavoro quotidiano e lavoro con la band in questi giorni ed ho trascurato il blog (cominciamo bene se lo trascuro già appena aperto!), ma prometto di dedicare maggiore impegno a questo piccolo angolo di frivolezze web!

Due domeniche fa ho accompagnato il maritino al Colle della Maddalena, con relativo bellissimo Parco della Rimembranza, affinchè lui potesse scattare qualche panorama di Torino. In realtà la foschia non ci ha aiutati, ma in compenso ho rimediato anche io qualche scatto e approfitto di queste immagini per recensirvi un acquistino saldifero, ovvero il parka di Oviesse (un colpo da 25 euro!).




Ho iniziato da poco ad indossarlo perchè nonostante abbia una fodera staccabile in ecopellicciotta tipo orsetto non è assolutamente un capo adatto all'inverno torinese. Il parka era disponibile in blu scuro e verde bosco, oltre che in color kaki, quello che vedete nelle foto. L'esterno è in cotone grezzo, il che mi piace molto perchè trovo somigli alla tela delle giacche militari, di conseguenza il capo assume un mood un po' kombat che penso si sposi bene sia con look casual sia con mises più rockeggianti. All'interno, fissata con bottoni, si trova la fodera in eco-orsetto, discretamente morbida e calda, adatta alla mezza stagione, ed il cappuccio è rifinito con un bordo di ecopelo anch'esso rimovibile. La linea del parka può essere modificata a piacimento grazie alla coulisse interna, forse con cordoncini un po' troppo lunghi e l'aria  fredda non passa grazie alla doppia chiusura formata da cerniera più bottoni. Purtroppo quando ho scelto di acquistarlo in color kaki il parka era rimasto solo in taglia M, che a me veste grandino (sono una tg.42 alta circa 170 cm), quindi, nel caso qualcuna ancora lo trovasse, consiglio di prenderlo in misura S se portate la 42. Trovo nel complesso che sia un capo versatile, appena arriverà la primavera toglierò il bordo di pelo e la fodera e lo indosserò come soprabito, come valida alternativa al trench. Lo immagino poi con un look più da palco (per il genere "arrivo della band al locale"...ma sì, tiriamocela un po'!) come ad esempio un paio di leggings effetto ecopelle opachi, una maglia lunga e dei bikers borchiati.




Bene, se avete visto tutte le foto e siete ancora qui e soprattutto non vi siete sentiti male nel vedermi struccata e con i capelli a carciofo (per le ragazze di Alf...ecco il mio famoso caschetto in crescita da suora laica!) vi siete meritati un enorme GRAZIE! 

Spero che questo post sia stato utile a chi medita l'acquisto di un parka ma, come me, non essendo sicura al 100% del da farsi, preferisce navigare nelle chiare, fresche e dolci acque del low cost.

A presto!!

I was wearing:
Parka OVS
Skinny jeans Mango
Mariniere H&M
Pull in viscosa e cachemire Northland
Sneakers borchiate Ovyè by Cristina Lucchi
Sciarpa vintage
Mini postina in ecopelle Naf Naf

p.s. A breve vi delizierò con le nuove avventure degli Emblema, che si preparano a "spaccare" sul palco di Rock Targato Italia e nel frattempo lavorano alacremente al nuovo album. Presto vi scriverò un post di presentazione ed un Save The Date per il nostro concerto, e vi invito ad ascoltarci su Soundcloud e su ReverbNation.

mercoledì 27 febbraio 2013

La ragazza "quasi"...



Ho sempre ammirato molto (fisicamente parlando) le persone che posseggono delle caratteristiche somatiche ben definite, che rimangono impresse in chi le incontra, quei dettagli che ti fanno immediatamente visualizzare una persona di cui magari non ricordi il nome. Bene, io non sono tra quelle...io sono "quasi".

Sono una fiera discendente per parte materna di una famiglia di vecchi veneziani, e da loro ho ereditato le mie caratteristiche fisiche, che hanno da sempre contraddistinto tutti gli appartenenti a questo ramo familiare, rendendoci simili come fotocopie. Una famiglia di "quasi"...


La prima nota dolente sono i capelli! Hanno un colore che spazia nell'idefinito. Troppo chiari per essere castani, biondi sì, ma scuri e ramati, ma troppo dorati per essere rossi...ci avete capito qualcosa? no? figuriamoci io! Le donne della mia famiglia infatti sono la fortuna dei parrucchieri, in quanto per avere un colore "ben definito" si tingono praticamente da sempre. Io stessa sono stata platino, castana, rossa, naturale ed ora naturale-con-shatoush.Se cambio colore praticamente non se ne accorge nessuno, e questo avviene perchè nessuno si ricorda mai che colore di capelli io abbia! In inverno sono indefinita più che mai, in estate mi trasformo nella sorella di Dave Mustaine dei Megadeth!


Dave Mustaine



Nota dolente numero due: gli occhi! Verdi sì, ma troppo scuri per essere verdissimi e troppo chiari per essere grigi...faceva in fretta mia nonna a dirmi che in famiglia avevamo gli occhi "color del tempo"! In alcune condizioni di luce sembrano verdi con pagliuzze dorate, in altre verde smeraldo, in altre ancora verde bosco.

La pelle da camaleonte poi! In inverno giallina con miriadi di nei e qualche lentiggine, in estate invece compare una esplosione di efelidi che al mio confronto Vanessa Incontrada sembra una dilettante.

Vanessa Incontrada


Vorrei poter avere quel particolare che si nota, quel segno distintivo naturale  che faccia ricordare il mio viso anche a chi mi ha visto una sola volta, ed invece niente, sono condannata ad un'eterna non definizione, ad una sorta di anonimato non per banalità, ma per mancanza di segni particolari.

Anche quando si leggono i vari manualetti che definiscono i "tipi", io non so mai in che categoria rientrare! devo vestirmi come una castano-bionda o come una rossa? Devo truccarmi gli occhi come se li avessi verdi o come se li avessi dorati o grigi? Mi ha aiutata solo Style Begins at Forty che nel suo blog ha inserito degli inquadramenti somatici molto meno vincolanti e in cui è più facile riconoscersi, ed io sono una Soft Autumn, ma anche lì non lo sono al 100%, lo sono...quasi!!!

Ci sono compagne di sventura in giro? Is there anybody out there?

 Un "quasi" bacione

domenica 24 febbraio 2013

Lavoro e look..."questions" of style.


Quanto il nostro look quotidiano influisce sulla nostra credibilità lavorativa? L'abito fa davvero il monaco? Una persona con un look impeccabile ed atteggiamento self-confident, a parità di capacità, è destinata ad avere maggior successo di una più dimessa?

Questi quesiti ultimamente mi stanno particolarmente interessando...
Un giorno mio marito mi disse che le persone che avrei incontrato nei "tempi morti" del mio lavoro (pausa pranzo, buchi tra un appuntamento e l'altro...) non sarebbero state invogliate a rivolgersi a me in quanto "portatrice sana" di un look assolutamente non consono alla mia posizione lavorativa. State pensando che dovrei divorziare?? e invece no...temo che mio marito possa avere ragione.

Sono un medico estetico, lavoro da sola, in proprio, e quando sono in studio indosso colorati completini antistupro casacca&pantalone, le classiche divise da dottore che stanno male perfino alle sventole di Grey's Anatomy  e fin qui tutto bene. Ma il mio lavoro non finisce sulla porta dello studio, specialmente quando si esercita in una piccola cittadina di provincia, dove volente o nolente si è sempre sotto gli occhi di tutti e le emule di Miss Marple lavorano a pieno regime. Insomma nel mio campo il look è parte integrante della pubblicità che si fa a sè stessi. Secondo mio marito posso essere il medico estetico migliore della zona, ma se poi la gente mi vede in giro vestita con jeans, maglione ed Ugg, magari con un filo di trucco, i capelli a codina, l'aria timida ed una maxibag supersemplice scatta immediatamente l'effetto "non credibilità". 
E' il classico paragone col dietologo grasso...come può uno con problemi di peso pretendere di fare dimagrire te? Forse nel mio campo è la stessa cosa, come può una che sembra una ragazzina caduta dal letto renderti più bella ed affascinante, come può darti consigli di benessere e lifestyle se lei per prima non li applica a sè stessa?
Partecipando a vari workshop e congressi confesso di essermi sentita spesso alla stregua di una liceale che ha marinato la scuola ed è finita in un luogo fuori dalla sua portata. Non sono solo le it bags, ma gli interi outfit molto studiati, gli atteggiamenti sicuri, trucco e capelli a regola d'arte a suscitare in me ammirazione per le colleghe e devo dire che anche io, spesso, mi ritrovo a seguire l'assioma   look perfetto=(con ogni probabilità) bravo medico.

Ma dalla domanda "può il look influire sulla nostra credibilità professionale?" sorge un'altra domanda: "se adottiamo un look consono al nostro lavoro, con cui però non ci sentiamo a nostro agio, non rischiamo di essere ridicole e quindi ancora meno credibili?".

Il vero problema secondo me sta lì...ci sono donne nate per essere credibili, professionali e self-confident, e poi ci sono quelle come me che tendono a nascondersi e a non piacersi mai. Ma queste ultime cosa devono fare? Sono condannate ad essere sempre guardate con sospetto dai loro clienti che pensano "posso fidarmi di una professionista che va in giro conciata come una "universitaria americana" (così mia nonna definisce il mio stile, e lei è la mia voce della verità)?" oppure è un pensiero sbagliato ed è solo ciò che fai durante il lavoro che conta e non come sei e come appari? Anche chi come me fa un lavoro che è legato a doppio filo ad apparenza e bellezza può permettersi di adottare qualsiasi look oppure si deve adeguare, almeno finchè non si "fa un nome" come si dice in gergo?

Riassumendo...meglio essere dressed for success anche se quel tipo di look non ci appartiene e dobbiamo forzarci per adottarlo oppure è meglio andar dritti per la propria strada ignorando i possibili commenti della gente?

Per chi poi, come me, nel tempo libero si diletta di rock il problema si amplia...il rock non ti abbandona mai, "qualcosa" di rock devi averlo sempre addosso, dallo stereo del tuo studio dovrebbe uscire only rock'n roll, vorresti appendere dovunque le locandine dei tuoi concerti,  i premi dei concorsi musicali e  le foto della tua band sul palco, ma non puoi. Se una cliente le vedesse? Cosa penserebbe? Un medico che si occupa anche di musica rock diventa immediatamente poco credibile. Se suonassi il pianoforte e amassi la musica classica potrei essere accettabile, ma no, la vocalist di una rock band non può essere anche un buon medico nell'immaginario comune.

Nel mio piccolo proverò in questa p/e alle porte a curare di più il mio look lavorativo, adottando uno stile decisamente più ladylike, ma sarà difficile, una vera impresa ardua...

Da così...

Gwen Stefani
Olivia Palermo, Alexa Chung, Poppy Delevingne
a così...

Mulberry

Kristina Ti

lunedì 18 febbraio 2013

Jeans, stripes & leo



Buongiorno! Vi presento un breve post modaiolo, eh sì, devo farmi coraggio e iniziare a postare i look che preferisco, sia miei (mi appello alla clemenza di chi legge) sia di personaggi del cinema, della musica o dello star system.

L'abbino è uno dei miei preferiti, composto solo ed esclusivamente da pezzi very low cost, un look di salvataggio quando non si ha tempo o voglia di pensare a cosa mettersi: skinny blu navy da portare risvoltati sopra il malleolo, t shirt a righe marinare, incrociatino nero (ma va benissimo anche un cardigan lungo o ai fianchi portato aperto). Per completare il tutto ho scelto di abbinare un paio di ankle booties sportivi leo print. 
Il bello di questo outfit è che è assolutamente portabile, senza cardigan e con un chiodo di pelle, anche in primavera, sostituendo gli ankle con delle ballerine sempre leo per evitare il classico abbino primaverile rosso-bianco-blu che mi ha un po' stancata. 

Oggi, essendo una giornata freddina ma non troppo, come capospalla ho indossato col mio caban blu navy con bottoni dorati di Relish ed ho scelto come borsa la mia semi-distrutta inspired-Bale di Delucapelli, di cui adoro il colore.
Jeans: Mango - Tee: H&M - Cardigan incrociato: Niama - Borsa: Delucapelli
Ankle Booties: Marco Tozzi from Zalando


domenica 17 febbraio 2013

Thank God (tomorrow) is Monday!



L'inverno è lungo, a Torino poi in certi casi diventa addirittura lunghissimo; ci sono delle giornate freddine, umide, grigie, con il classico tempo da "giorno dei Morti" che davvero non invogliano a fare nulla. Gli amici sono tutti impegnati, tuo marito è refrattario ai weekend fuori porta, in montagna la neve scarseggia. Puoi fare qualche lavoretto in casa, studiare (nel mio lavoro non si smette mai di aggiornarsi), cucinare per la settimana e surgelare, guardare Poirot per televisione, riordinare l'armadio, ma incredibilmente si riesce a far tutto ad una velocità sorprendente e sembra che il tempo non passi mai.

Ecco...oggi è una domenica "di quelle". Il gatto ronfa nel suo cestino serenamente e tu sei lì che fremi e sei più elettrica di una centrale Enel colpita da un fulmine. Vorrei fotografare degli outfit da postarvi ma sinceramente temo il confronto con le fashion blogger...
Mi sento davvero in colpa a dire queste sciocchezze, c'è gente che pagherebbe per avere del tempo libero alla domentica, ma in queste giornate in cui "ho già fatto tutto" mi sembra di stare in ozio, e il non aver nulla di organizzato da fare è in palese contrasto con una persona nata sotto il segno della Vergine. Oggi il mio ascendente ribelle Acquario dorme sodo e non c'è verso di svegliarlo, quindi sono in modalità "Miss Marple dopo uno yogurt scaduto".

Meno male che domani è lunedì, e potrò di nuovo sentirmi utile!

Bacioni e buona domenica sera





venerdì 15 febbraio 2013

Valentine's Day rituals, ovvero....benvenuti al Gran Ballo d'Inverno!





Eccomi qui! Avete trascorso un buon San Valentino? Lo so lo so...è una festa consumistica, stupida, quando ci si ama non serve festeggiare, ogni giorno è una festa...bla bla bla. Io però sono una fanciulla frivola, trovo sempre qualche scusa per festeggiare e quindi sotto con il Giorno degli Innamorati!

Mio marito condivide con me la passione per la musica, ed è uno dei chitarristi della band, quindi quale metodo migliore di festeggiare il 14 febbraio se non con una buona dose di live music? In occasione di uno dei nostri primi San Valentino insieme mio marito mi portò a festeggiare ad un evento molto sentito a Torino, che si tiene tutti gli anni, ovvero il Gran Ballo d'Inverno. Non immaginatevi una gigantesca balera coperta, nè una gara di balli da sala, il Gran Ballo si tiene all'aperto, sul piazzale del Monte dei Cappuccini e prevede ormai da anni l'esibizione di una delle più famose band di folk-rock occitano, i Lou Dalfin. Oltre che San Valentino si festeggia la fine del periodo più rigido dell'inverno e l'inizio del cammino verso la bella stagione, dopotutto stiamo parlando di tradizioni montanare e si sa che comunque anche a Torino il clima non sorride.

Immaginate un concerto a base di canzoni sia moderne sia antichissime cantate in langue d'Oc, condite il tutto con il suono della ghironda, della fisarmonica, del violino, shakerate con riff di chitarra ai limiti del metal, con il basso potente e la cassa in quattro ed eccovi servito il concerto che ha animato il San Valentino 2013 torinese. Chi conosce la musica occitana o comunque popolare sa bene che le canzoni sono abbinate a delle danze che si svolgono in coppia o in gruppo ed ogni anno mi stupisco di quanta gente, soprattutto giovane, conosca questi balli. La cultura occitana è ancora viva e sentita in Piemonte e potrete trovare maggiori informazioni qui.

Ormai da otto anni a questa parte, salvo rarissime eccezioni dovute al freddo polare, io e mio marito, spesso in compagnia di amici, festeggiamo così! Che gioia il non doversi lambiccare il cervello alla ricerca di un outfit perfetto per una situazione elegante o eccessivamente formale, che relax il non dover correre a farsi la piega all'ultimo momento (siamo all'aperto e ci sono 2 gradi, i capelli post giornata di lavoro si nascondono sotto il cappello di lana!), che liberazione il poter uscire in jeans, t-shirt, maglione pesante, piumino, cappello, guanti e sneakers (o Emu/Ugg, a seconda del clima) e sapere che tuo marito approverà il look e non storcerà il naso perchè ti voleva in gonna.

(non posto la foto del mio outfit di ieri sera per pudore!)

Il Ballo quest'anno si è svolto sul piazzale inferiore del Monte dei Cappuccini, con a mio parere meno spazio per ballare rispetto a quando si svolgeva sul piazzale superiore, ma nulla può fermare i danzatori popolari, quindi la piazza si è rapidamente gremita di ballerini che si esibivano in Circoli Circassi, Chapelloises, Bourrèes crouzades o a due tempi, accompagnate da un ritmo incalzante e dalle indicazioni del bravo cantante dei Lou Dalfin, Sergio Berardo. Le danze sono semplici ed anche chi non si diletta nell'arte tersicorea può tranquillamente "buttarsi nella mischia" e provare. I passi sono spiegati dalla band sul palco e basta osservare per qualche minuto i danzatori per avere voglia di ballare. E' davvero bello vedere gente di tutte le età unirsi nella danza, divertendosi tutti insieme, senza nessuno che protesta per la troppa calca o per dei ragazzi troppo chiassosi o allegri; è curioso vedere come questo evento accomuni tutti, e mi piace scorgere la ragazzina "bene" ridere mentre, tra i vari cambi di cavaliere, si ritrova a ballare con il ragazzo rasta o rockettaro, che magari fino al giorno prima avrebbe guardato con disapprovazione; l'atmosfera è festosa, spensierata, allietata dal profumo del vin brulè che scorre a fiumi e scandita dagli applausi, appena attutiti dalle mani guantate dei presenti.




Se ci si stanca di ballare si può vistare il Museo della Montagna, per l'occasione aperto fino a notte fonda e gratuito, dove è possibile immergersi nella cultura alpina e dove video e ricostruzioni permettono al visitatore di riflettere sullo spirito della montagna e sulla varietà del microcosmo che la popola; si può ammirare la maestà dei paesaggi innevati incantandosi di fronte a meravigliose fotografie e conoscere la cultura dei popoli del mondo che vivono a grandi altezze. Terminata la visita chi non vuole tornare a ballare può godersi lo stupendo panorama notturno della città dalla terrazza del Museo.




Quest'anno l'evento, per via della crisi, ha rischiato di non svolgersi, ma per fortuna le autorità hanno deciso di organizzarlo lo stesso, seppure in tempi record, e sono stati premiati dal solito afflusso gigantesco di persone che scelgono di festeggiare San Valentino in una maniera un po' alternativa, senza rinunciare però al romanticismo (molte danze si ballano a coppie) e ad un pizzico di spensieratezza.

                                          
                                         Video del 2010


Ad eventi così ovviamente si tira un po' tardi e stamattina mi sono dovuta armare di correttore aranciato (Clio insegna!) per coprire delle occhiaie formato famiglia, ma non avrei mai rinunciato a questa graziosa ed allegra serata insieme a mio marito ed agli amici più cari. 

E voi? Come avete festeggiato? Se vi va potete raccontarmelo commentando qui sotto, sono davvero molto curiosa...

Un bacione

Sanremo Story...cattivissima me!


Here we go again!

Dopo aver saltato a piè pari la seconda e la terza serata del Festival di Sanremo causa prove con la band e un San Valentino "folk-rock" rieccomi pronta a buttarmi nella mischia degli osservatori della kermesse canora di mamma Rai. 

Ovviamente la legge di Murphy dei blogger colpisce nel segno, infatti nell'unica serata in cui potrei godermi le canzoni in gara, in cui potrei fare recensioni in tempo reale, il buon Fazio mi propone una bella "Sanremo Story"...ah sì, se ne sentiva proprio la mancanza! Bene...mettiamoci comodi ed armiamoci di meringhe e the perchè la serata si prospetta lunga e non priva di insidie percui bisogna esser preparati.

Luciana Litizzetto scende con la solita grazia la scalinata nera, infagottata in un abito che la fa assomigliare ad una delle meringhe che ho nel piatto. I ricami che decorano l'abito sono notevoli, e lo scollo le dona moltissimo, la gonna però non è adatta alla fisicità della conduttrice, ma si potrebbe sorvolare e dire che tutto sommato questo look supera ampiamente la sufficienza, ma la lobby di produttori di calze nere 100 denari deve essersi nuovamente imposta perchè la simpatica Lucianella sfoggia le ormai sue immancabili collant coprentissime insieme alle mary-jane ortopediche che nessuno ha pensato di sostituire con un bel paio di Manolo. Fazio inizia coi soliti convenevoli, la giuria di qualità si insedia, bene, possiamo cominciare.

Questa sera ci sarà la finale di serie B...pardon...dei Giovani (saluto cordialmente la signora agèe ed impellicciata che nelle interviste dei giornalisti in giro per Sanremo ha sentenziato: "sinceramente pensavo che sarebbe andata molto peggio, con tutti questi giovani!!") ma soprattutto i vari Big si esibiranno in cover di canzoni storiche del festival, ed alcuni saranno anche accompagnati da ospiti d'onore.

Inizia Malika Ayane, molto pin up, con due ballerini, che si esibisce nella graziosa "Ma cosa hai messo in quel caffè", offrendo per altro una interpretazione di gran pregio rovinata solo da un balletto stile tip tap-per-manici-di-scopa. Mio marito, a cui interessa solo l'esibizione di Elio e le Storie Tese, nell'attesa fa in continuazione zapping sul canale di Sky sport che trasmette il wrestling ed ammetto che la visione di qualche lottatore niente male mi distrae dai pensieri sanremesi percui mi sarà impossibile recensire tutte le cover.

Daniele Silvestri fa il suo bravo compitino esibendosi nella sua versione di "Piazza Grande" di Lucio Dalla, tra  l'altro sfoggiando un look che è un vero omaggio al cantautore scomparso e cantando seduto sui gradini del palco in un'atmosfera decisamente suggestiva. Mio marito cambia canale e quando ritorniamo su Rai1 siamo in pieno mood karaoke dove due ragazzine urlanti storpiano "Per Elisa" della grandissima Alice. Apprendo dai conduttori che le due fanciulle sono Emma ed Annalisa (di Amici) e sinceramente di loro posso dir poco, se non recensire molto positivamente il look di Emma, in total black con pantaloni morbidi, e make up con rossetto rosso.
Raphael Gualazzi  regala alle orecchie del pubblico una versione a dir poco strepitosa di "Luce(tramonti a nordest)" di Elisa. La sua performance è incredibile, l'inizio soft incuriosisce e svela tutta la notevole tecnica musicale di cui il cantautore è dotato, il ritornello in crescendo è una meraviglia e la cover, così diversa dall'originale, è gradevolissima tanto che neppure Fazio, al momento di disannunciare il bravo jazzista, sa cosa dire! Mio marito fa ancora zapping...
Al rientro troviamo i Marta sui Tubi,  per l'occasione vestiti come in una puntata del giovane Montalbano, accompagnati da una strepitosa Antonella Ruggero, che ci propongono un omaggio alla adorabile  Betty Curtis cantando "Nessuno", eseguendo il pezzo dapprima con un ritmo più lento e poi sottolineando la parte centrale del brano con una variazione notevole di velocità, per poi terminare di nuovo in maniera più lenta. Semplicemente magnifici!
Simona Molinari, con "Tua", questa volta non flirta con Peter Cincotti e sfoggia un meraviglioso abito full paillettes sull'argento con gonna in tulle di due lunghezze, cortissima davanti e lunga dietro. La Litty ironizza sulle gambe sempre nude della brava cantante, ma Simona ha due gambe davvero notevoli. La cover è poco convincente, priva di brio, il maestro jazzista Franco Cerri alla chitarra mentre legge lo spartito sembra la tartaruga della Storia Infinita e il comico Angelo Pintus..pardon Cincotti pare sudare freddo...il maestro sbaglierà?
Dimenticavo! La Litizzetto nel frattempo ha cambiato abito e sfoggia una lunga veste nera (grazie al cielo le scarpe non si vedono) con sopra una giacchina che ricorda una copertina patchwork (come sono cattiva!!!).
Marco Mengoni, bravo come sempre, canta "Ciao Amore Ciao" il brano che, se non ricordo male, costò la vita a Luigi Tenco, ma mio marito fa zapping su Rock Tv...
Sorvolo su Simone Cristicchi, i Modà (mamma mia...) e Maria Nazionale, che portano sul palco una vena di tristezza, forse in omaggio alla intro della puntata ad opera della Lucianina Litizzetto sulle canzoni tristi. 

Nel frattempo bevo la terza tazza di the alla rosa...buonissimo.

Dopo un ennesimo giro di zapping ritroviamo Max Gazzè che canta Nada ("Ma che freddo fa") e mio marito cambia nuovamente canale, di nuovo Rock Tv. Stavolta però, Max Gazzè mi perdoni, rimango rapita dal video di "Heaven" dei Depeche Mode e quindi...nada de Nada! (ok...scusate il pessimo gioco di parole).

Ma veniamo alla mia esibizione preferita...gli Elii! Il timido e bamboloso Fazio, forse per non incontrare l'ospite della band, si defila con la scusa di una iniziativa benefica, lasciando Luciana Litizzetto a divertirsi sul palco in compagnia di...Rocco Siffredi! Il buon Rocco nazionale si esibisce in un monologo a cui segue la magistrale esibizione degli EELST per l'occasione in versione "nanetti Elvis". La canzone è "Un bacio piccolissimo" e la band suona in ginocchio con degli strumenti per bambini. Magnifici, carinissimo lo scambio di battute con Siffredi. Adoro gli Elii, quando suonano loro tutto il resto viene oscurato, mi auguro davvero che la loro canzone Mononota (difficilissima da suonare!) vinca il festival.

Ri-dimenticavo il cambio d'abito della nostra Litty, che fa la sua comparsa in pigiama...ops..volevo dire con un completo giacca con colletto gioiello e pantaloni in raso nero.
Stasera è dura, perchè su Rock Tv c'è la replica del programma di Pino Scotto e mio marito si incanta su un video dei Van Halen (mitici!).
Un attimo di pausa.....oh! mio marito si è addormentato così posso ritornare su Rai1 per le critiche sanremesi. Chiara Galiazzo si esibisce, avvolta in un lungo abito blu petrolio, nella cover di "Almeno tu nell'universo" di Mia Martini. Voce bellissima, qualche difficoltà di intonazione, esibizione tranquilla. 
Luciana Litizzetto intuisce forse di sembrare in pigiama e sostituisce la giacca nera con una crema con corte maniche metal.
Gli ultimi big ad esibirsi con una cover, per la precisione con "Il ragazzo della via Gluck", sono gli Almamegretta. Il cantante sembra uno squatter uscito da un centro sociale dove il cibo è bandito, il rapper che lo accompagna è inascoltabile, la band fa del suo meglio e suona piuttosto bene, ma nel complesso l'esibizione a cui assistiamo non è davvero nulla di che, e si conclude con un'allusione alla marijuana che sicuramente avrà dato il colpo di grazia al pubblico super perbenista in sala, già duramente provato dalla presenza del pornodivo Rocco Siffredi.

I big hanno svolto il loro lavoro...sono già le 23.45, tutti a nanna? No! Tocca ai Giovani! Dato che un minimo di senso del pudore mi è rimasto, per la recensione della gara vi rimando ad un altro post dato che vi ho già tediato abbastanza, che ne dite?

A prestissimo, con nuove acidissime critiche!

Un bacione

mercoledì 13 febbraio 2013

Impressioni sanremesi...che più lunghe non si può!



Eccomi qui! Puntuale come una cartella esattoriale sono pronta a commentare la puntata di ieri di Sanremo.

Inizio con una piccola premessa: causa rientro dal lavoro alle 20.30 e preparazione della cena ho potuto vedere il festival solo dal minuto 40, poichè tutta la cena è stata consumata in religiosa contemplazione di Celtic-Juventus da parte di mio marito (non mia..ci tengo a precisarlo! :-) ). 
Libera dalla cena e lasciato il marito ai suoi fasti bianconeri eccomi pronta a godermi la serata. 
Ecco i miei giudizi (neanche Carlà sa essere così cattiva!):
  • FABIO FAZIO: ha la verve di un sedano dimenticato nel frigorifero, la sua conduzione è magistrale per pacatezza e buone maniere,ma è davvero un po' noiosa. Le troppe incertezze, i troppi ehm e uhm tra una parola e l'altra non invogliano certo lo spettatore a sorbirsi tre ore di diretta. Look sobrio, senza infamia e senza lode.
  • LUCIANA LITIZZETTO: si occupa egregiamente di alleggerire l'atmosfera da esame universitario, ma a tratti mi appare un po' spaesata e non a suo agio. Lei è un asso nei monologhi, un po' meno nella conduzione dove spesso si accavalla con Fazio o sembra non sapere cosa fare. Carine le sue battute ai vari ospiti. Per quanto riguarda il look devo dire che sono rimasta un pochino delusa; googolando un po' avevo letto che nella prima serata la Litti nazionale sarebbe stata vestita da grandi stilisti italiani tra cui Aquilano&Rimondi....spero davvero che gli abiti siano andati perduti nei meandri dell'Ariston e che si siano dovuti arrangiare con scampoli vari trovati nei camerini. Il due abitini A-line avevano una linea decisamente adatta al fisico minuto di Luciana, il primo (nero con decorazioni ton sur ton) era grazioso, il secondo, sui toni del blu con decorazioni argento a cristallo di neve, assomigliava un po' troppo alla carta che si usa per realizzare il cielo stellato nel presepe..Il terzo outfit, con corpino nero e gonna verde bottiglia donava particolamente alla simpatica conduttrice, ma i ricami decoro che sono sembrati essere il filo conduttore dei tre outfit della Litti appensantivano un po' troppo l'insieme. Originale, ma poco adatta alla serata, la scelta delle calze coprentissime 100 denari e davvero brutte, a mio parere, le scarpe, che sembravano delle mary-jane ortopediche e che rendevano la camminata della Lucianina pesante e sgraziata. In tutta sincerità per una conduttrice tutta personalità come la Littizzetto avrei scelto degli outfit molto semplici, senza ricami o fronzoli, come un little black dress da accessoriare con piccoli tocchi colorati e luminosi (come spesso vediamo durante i suoi monologhi a Che Tempo Che Fa) o addirittura un outfit col pantalone, ad esempio un pantalone a sigaretta abbinato ad una bella blusa, che le avrebbe risparmiato la calza coprentissima.


  • OSPITI: mi sono interrogata a lungo, senza giungere a conclusioni significative, sul perchè di chiamare ospiti esterni col compito di proclamare la canzone vincitrice di ciascun cantante. Mi è sembrato che questa procedura rallentasse il ritmo già "lumachesco" della serata. Bellissimi gli abiti sparkling delle sorelle Parodi (nero per Cristina, cipria per Benedetta), graziosissimo l'abito bianco con profili neri, scollo all'americana e gonna plissè di Valeria Bilello, menzione d'onore per trucco&parrucco a Flavia Pennetta e "niente male" Felix Baumgartner! Sono un po' in difficoltà nel recensire l'intervento di Crozza, rovinato da un indemoniato in platea, che ho trovato piuttosto lungo e un po' fuori luogo, sotto elezioni, in una serata come la prima del Festival. L'ho seguito a sprazzi anche perchè alcune parti dell'esibizione erano già state portate a Ballarò, ed erano quindi già viste.  Diciamo che in un momento così delicato avrei evitato di portare la politica anche a Sanremo ed avrei preferito lasciare spazio a grandi ospiti musicali (velo pietoso su Toto Cutugno e l'Armata Rossa...pensavo fosse uno scherzo, vi prego arrestatelo!!!). Un po' stucchevole e anch'esso fuori luogo, a mio parere, l'intervento dei due ragazzi prossimi sposi. E' vero, il nostro paese è indietro di mille anni in tema di diritti per le coppie omosessuali, ma avrei evitato la replica del video di YouTube stile "Love Actually" ed avrei piuttosto preferito un'intervista ben fatta, visto che Fazio è un intervistatore di prim'ordine.
  • CANTANTI: finalmente!!! In tutto questo bailamme qualcuno si è ricordato che i veri protagonisti della manifestazione dovrebbero essere i cantanti, quindi eccoli comparire sul palco tra un ospite e l'altro! La novità delle due canzoni per concorrente di per sè è innovativa, ma forse un po' troppo tranchant e tra televoto e giuria "di qualità" (eh sì) passano il turno le canzoni più mielose e meno efficaci di ciascun cantante. Approfondiamo?
MARCO MENGONI: elegante ed eccentrico come sempre, voce meravigliosa penalizzata da canzoncine mollicce in cui gli autori dimenticano totalmente che i tratti distintivi della voce di Marco risiedono nel registro alto.

RAPHAEL GUALAZZI: sempre bravo, con lui si va sul sicuro. Ottimo pianista e cantante di classe ha portato due canzoni carine, la prima era decisamente migliore...infatti è stata eliminata!

SIMONA MOLINARI: a mio parere meravigliosa! Bravissima, bellissima, ottima voce, pezzi allegri ed orecchiabili, alchimia e chimica perfetta, ai limiti del sensuale, con il bravissimo Peter Cincotti. Lei è l'unica artista di cui non avrei saputo scegliere quale pezzo promuovere. Il look era semplicemente perfetto! Dall'abitino rosso effetto sparkling con schiena scoperta di Antonio Martino, alle scarpe glamour era tutto azzeccatissimo. Bello anche l'hair style con il taglio corto valorizzato da una stupenda colorazione sfumata. Tifo per lei!


DANIELE SILVESTRI: senza infamia e senza lode, ha perso un pochino di smalto. Ho riconosciuto il suo stile inconfondibile nel secondo brano, più ritmato, ma tanto per cambiare è stata premiata la ballad.

MARTA SUI TUBI: buon esordio dei miei beniamini, ottimi col loro look rockeggiante e più adatto ad un palco di qualche rock fest che a quello di Sanremo,ma bisogna pur distinguersi e si sa che l'eleganza stile sanremese esibita ad ogni costo non porta proprio benissimo (vedi, molte edizioni fa, i Subsonica in completo stile Le Iene con la loro splendida "Tutti i miei sbagli" finiti nei bassifondi della classifica). Belli entrambi i brani, il primo, Dispari, decisamente interessante dal punto di vista tecnico; ragionando però dal punto di vista radiofonico è stato più corretto premiare il secondo brano, più semplice ed orecchiabile. Il razzismo sanremese ha colpito ancora in quanto il cantante ha avuto qualche problema di intonazione. Ho notato che questo problema affligge quasi esclusivamente i concorrenti che partecipano al Festival con una band e quindi con gli strumenti live oltre all'orchestra, quindi penso di poter imputare i problemi di intonazione ad un soundcheck non troppo riuscito, con magari una grande confusione nei suoni che escono dall'auricolare del cantante che di conseguenza non "si sente" bene ed è costretto a cantare "alla cieca", passatemi il termine.

MARIA NAZIONALE: qui mi scuso, ma ho un'avversione per i neomelodici percui sorvolo su questa bravissima cantante-madonnina del presepe vivente (chiedo scusa ma è l'immagine più somigliante con cui potrei descrivervi questa artista).

CHIARA DI X FACTOR: la mia conterranea Galiazzo è sempre bravissima, ma mi conferma quanto sia difficile eliminare o comunque mascherare l'accento veneto (capita anche a me, in certe interviste o canzoni, di esibire un accento da gondoliere ai limiti del fastidioso) e dimostra che nonostante il successo di X-Factor non è ancora riuscita a trovare uno stylist che non le voglia male e che di conseguenza non la spedisca sul palco vestita in modo imbarazzante. Lei poi ha la grazia di un vaporetto, il che non la aiuta. Carine ma mollicce le canzoni, tra le due era decisamente migliore quella dei Baustelle, che probabilmente si sono ricordati della bella performance di Chiara su The Final Countdown degli Europe versione tango portata ad X Factor e quindi sono andati sul sicuro!


Siete sopravvissuti fino qui? Complimenti! Oltre a meritare una medaglia ormai siete rodati e pronti per sorbirvi le prossime recensioni sanremesi. Stasera dovrò dedicarmi agli Emblema percui non potrò essere precisa come un questo post (che peccato, eh?)...ma qualcosa tirerò fuori dal cilindro!

Un bacione

martedì 12 febbraio 2013

Sanremo 2013...uno spettro rock si aggira per il Festival?



Cosa spinge una cantante non ancora ottuagenaria a guardare il Festival di Sanremo? Semplice! il sano gusto del pettegolezzo e la curiosità relativa due gruppi ovvero gli Elio e le Storie Tese e i Marta sui Tubi. 

Gli "Elii" 


ormai sono una istituzione, se avete un qualsiasi amico che milita in una band di ispirazione rock sicuramente ve li citerà come uno dei gruppi che preferisce; tutto questo accade perchè gli EELST coniugano testi dissacranti ed ironia con una tecnica musicale e vocale di altissimo livello. Personalmente non sono stata una grande estimatrice del loro pezzo sanremese "La Terra dei Cachi", ritenendolo carino ma non all'altezza di tanti altri loro lavori, quindi sono molto curiosa di ascoltare la canzone che hanno preparato per questa edizione, sicura comunque che tecnicamente e vocalmente sarà eccellente, e che conterrà qualche "chicca" per musicisti tipica dei loro pezzi (di recente il mio chitarrista mi ha fatto notare che nella canzone Burattino senza Fichi,  Elio dice "quanto da fare mi do" cantando esattamente sulle note fa-re-mi-do!!). Detto questo sarò una tifosa sfegatata degli Elii in quanto alla semifinale della scorsa edizione di Rock Targato Italia il loro chitarrista Cesareo, in giuria, ci ha fatto i complimenti e questo per una band come la nostra vuol dire...tutto!!!

E veniamo ai Marta sui Tubi.




 Sono molto curiosa di ascoltarli...primo perchè voglio vedere se riusciranno a superare il proverbiale razzismo sanremese nei confronti delle band, secondo perchè sono un gruppo che arriva dalla scena underground, di cui fanno parte tutte le band cosiddette emergenti. Leggendo la loro bio si evince che, come tutti, sono passati dal suonare nei pub ad autoprodursi un ep demo; in poche parole anche loro, come tutti gli altri emergenti, si sono trovati davanti lo scoglio del gestore del locale che ripete come un mantra "volete una data?ma fate Vasco?Ligabue??ma quanta gente portate? no se fate roba vostra non posso darvi il weekend, posso darvi il lunedì,senza rimborso spese nè cena, il sabato prendiamo solo le tribute band".
Già solo per aver superato questo scoglio senza tendenze suicide/omicide meritano un plauso. Poi si sono autoprodotti la demo, il che vuol dire passare giorni e giorni alla ricerca dei preventivi migliori per lo stampaggio dei cd, lo studio meno caro, e passare weekend e serate dopolavoro a registrare. Insomma...la musica la devono amare proprio tanto perchè la scena italiana ti tarpa le ali in partenza, le band originali non le vuole nessuno perchè non ti riempiono il locale, i produttori non investono più sugli emergenti perchè non conviene...bla bla bla... peccato che però dopo anni ed anni passati in sala prove mentre in radio imperversa il Pulcino Pio ti venga la voglia di dire "ci siamo anche noi, facciamo bella musica, ascoltateci!!". 
Insomma...gli Elii, i Marta sui Tubi, i Negramaro e tanti altri buoni rocker di nuova generazione ti fanno capire che il rock italiano non è morto negli anni 70 come dicono in tanti. Invito chi lo dice a farsi un giro nelle sale prova ed ASCOLTARE! E' pieno di buone band, tecnicamente valide, che lavorano sodo e che hanno davvero molto, molto da dire. 

Mi auguro quindi che in questa edizione di Sanremo vi sia una piccola speranza per chi arriva dall'underground, che si possa dire che non serve andare ad X Factor per farsi notare, che la sezione Giovani non è la serie B del Festival.

Stasera ascolterò con attenzione e chissà che non vi sia qualche bella sorpresa...dopotutto Sanremo è Sanremo!

StayRock!

lunedì 11 febbraio 2013

Interpretazione frivola della "nolontà".



(la definizione è seria, il mio post no!)

Sarà capitato anche a voi di avere una musica in testa...una vocina che canticchia "oggi non mi va di far niente...". Bene, nel mio cervello oggi la suddetta vocina sta tenendo un vero e proprio concerto. Complice la nevicata che ha tenuto a casa le clienti e mi ha lasciato del tempo libero, complice il freddo, la quiete creata dalla coltre bianca e la mia anima da grosso gatto pigro, mi ritrovo a riflettere su quante volte io mi senta un po' sopraffatta dal quotidiano.
Ultimamente sono carica di pensieri...i soldi che non bastano mai, il lavoro nuovo, il dover domare la voglia di shopping sfrenato per tirarsi un po' su (ah il piacere che ti regala, dopo una brutta giornata, il regalarti qualcosa di nuovo), il malumore che mi circonda.
La mia panacea di tutti i mali, ovvero una maxitazza di the, oggi con scorzette di arancia e gelsomino, riesce a farmi sentire meglio solo fino ad un certo punto.
Per non deprimermi del tutto mi sforzo di pensare a tutto ciò che proprio non so fare, specialmente le cose più frivole. Non so camminare bene sui tacchi ed invidio le fanciulle che al sabato sera svettano splendide sui tacchi 12 mentre io rimango rasoterra, non so mai come vestirmi per un concerto e di conseguenza tormento le mie amiche per avere consigli, non so "tenere il palco" come si dice in gergo ed a volte penso mi sentirei più a mio agio con una busta del pane a coprire il volto, sono precisa riguardo a delle cretinate e per contro non so stare dietro a bollettini, scadenze (ci pensa mio marito infatti...a cosa servono questi mariti sennò? :-)) .
Non sono una brava casalinga, se fosse per me trascorrerei il tempo a cucinare e fare il bucato, sperando che la casa si pulisca da sè...o sperando di potermi permettere presto un robottino pulitore-tuttofare!

Insomma...quante cose vorremmo saper fare ed invece così non è? Cosa invidiamo, in senso buono, alle altre persone? La vita di tutti i giorni ci mette costantemente alla prova e non so a voi, ma a me a volte capita di sentirmi un pochino spaesata. Anche se è già febbraio vorrei fare dei piccoli buoni propositi dell'anno, vorrei, come dice il buon Hercule Poirot, "far lavorare le mie celluline grigie con metodo". Nei prossimi post vi renderò partecipi di questi piccoli imperativi categorici....vorrei tenere in ordine la mia casa, che ha una volontà sua, vorrei essere meno sbadata, vorrei essere meno spendacciona e tanto altro. Scommettiamo però che anche stavolta non ci riuscirò e che mi ritroverò nei primi mesi del 2014 preda degli stessi "buoni propositi"?

Nell'attesa dello sciolgimento di questo enigma mi ripeto che dopotutto le rockstar non sono perfette, ed io sono o non sono un'aspirante rockstar?

Buona serata piena di pigra nolontà!!