martedì 18 giugno 2013

E' la musica la musica ribelle...


Ciao!! rieccomi! Pensavate che dopo l'ultimo post sarei definitivamente emigrata in Australia dedicandomi a tempo pieno ad abbracciare koala? Ammetto che la tentazione è stata forte, ma i koala non mi hanno voluta percui, come gli zombie, a volte "ritorno".

Dopo una primavera (cosa? primavera!?e cosa sarebbe?) travestita da inverno che nella ridente Torino ha visto a maggio tre soli giorni senza pioggia finalmente è scoppiata l'estate. Meno male, il tono dell'umore è influenzato anche e soprattutto dalla luce solare e dalle mie parti dal 21 marzo in poi se ne è vista pochissima. La mia allegra famigliola aveva stabilizzato il barometro dell'umore sul valore "Hannibal The Cannibal", gatta compresa (i cani, bontà loro, erano sempre felici), e ora invece siamo ritornati al nostro lifestyle squinternato.

Nel frattempo però pensavate che la band sarebbe stata a guardare? No! Abbiamo confidato nel rock e abbiamo suonato molto, ottenendo buoni riconoscimenti e divertendoci parecchio. Abbiamo partecipato alle finali di vari concorsi, suonato molti pezzi nuovi e stiamo rielaborando molti pezzi già rodati per donare loro ancora qualcosa in più. Le ultime news e le date di luglio le trovate qui.

Tra le tante date mi sono resa conto di come la musica, ad oggi, sia profondamente cambiata; esiste ormai una dicotomia ben precisa tra le band: da un lato ci sono le cover/tribute band che propongono successi già strafamosi o scimmiottano il cantante o band di riferimento e suonano praticamente ovunque (non me ne vogliate, ma io le tribute proprio non le comprendo...perchè devo andare a vedere, ad esempio, un tizio travestito da Vasco che cerca di imitare Vasco? Mi compro il cd o vado al concerto dell'artista "vero"...non so, è come se anzichè mangiare un vero pollo arrosto ne mangiassi uno finto, di plastica, di quelli che si usano per far giocare i cani) e dall'altro ci sono le band che suonano inediti , volgarmente detti "pezzi propri", che al contrario delle tribute suonano solo ai concorsi o fanno i tappabuchi a qualche evento sgalfo o fanno concerti a rimorchio delle suddette tribute (suonando alle nove di sera davanti a dieci persone) pur di fare sentire a qualcuno il frutto di ore ed ore di lavoro del proprio cervello e della propria creatività, nella vana speranza che qualche produttore le noti...
Eh già i produttori...una razza più estinta del Dodo; ahimè non siamo negli Stati Uniti, qui i talent scout vivono solo in tv ed hanno la competenza musicale di Simona Ventura, e nei talent televisivi le band formate da cantanti e musicisti non sono ammesse (razzisti!!); quindi ecco che scatta la depressione e ci si richiude in sala a creare e a litigare dicendoci che tanto "qui in Italia non andiamo da nessuna parte", "eh sì ma lo lasci tu il lavoro per andare all'estero?", "la musica è in crisi, è tutto inutile".

Ovvio, le band scarse ci sono ovunque, ma nel sottobosco delle formazioni che suonano inediti c'è anche tanta tanta qualità, che ahimè viene relegata in mini concerti da 20 minuti nei concorsi del giovedì sera (e chi a Torino va dicendo che "il giovedì è il nuovo sabato" deve andare a farsi un bel giretto a quel paese).

Avete capito a quale categoria appartiene la mia band? Gli Emblema suonano inediti, e a mio parere li suonano anche piuttosto bene, ed io coltivo il sogno che prima o poi sfonderanno. Qualche giorno fa abbiamo scoperto che uno sparuto e minuscolo gruppo di temerari ha comprato su Zimbalam alcuni nostri pezzi. Ovviamente i compratori non sono italiani (per l'italiano medio il rock è solo Vasco o al massimo Ligabue, gia i Negramaro sono "roba da alternativi"), ma svedesi, tedeschi e spagnoli. Beh...sapere che in qualche remota città della Svezia qualcuno vada al lavoro la mattina mettendo nella playlist della propria auto anche un nostro pezzo o vada a correre con "This is The End" o "Duality" nell'I-Pod mi ha resa davvero felice. La musica è universale, varca tutti i confini ed unisce tutti coloro che la amano!

Se solo qui, in Italia, si concedesse più spazio alle band emergenti, si credesse in loro, se le grandi radio evitassero di avere una playlist di trenta pezzi ipercommerciali, se non passassero tout court nel loro airplay l'ultimo singolo del cantante famoso solo pechè tale (e che a volte può fare schifo...cito sempre Vasco,poveretto, ma gli ultimi singoli sono penosi, o i singoli dei vari cantanti di Amici o X-factor che spesso sono realmente brutti, con testi banali e quattro accordi strasentiti), se permettessero ai produttori di andare ancora in giro per locali e sale prova a sentire cosa c'è di nuovo credo che la scena rock italiana sarebbe viva e splendida, e non avrebbe nulla da invidiare a quella anglosassone o americana.

E i locali...nota dolente! Capisco che con la crisi che c'è la loro priorità sia avere la sala piena di gente che consuma, ma se i locali live per band di inediti si contano sulla punta delle dita e se i gestori richiedono solo cover e non ti danno nemmeno la cena al posto del rimborso spese (ci sono regole non scritte in questo mondo sommerso, che distinguono i locali players-friendly da quelli no) come si fa a suonare! Quando magari dopo una giornata durissima al lavoro devi correre a caricarti in auto la strumentazione, macinare chilometri, montarti il palco e fare del tuo meglio per poi sentirti dire "eh mi spiace ma non avete portato abbastanza gente" senza nemmeno mezzo commento sulla tecnica dei tuoi musicisti e sull'esecuzione dei pezzi ti viene l'idrofobia...come se dovessere essere la band a fornire avventori al locale che altrimenti sarebbe vuoto. Se un negozio vende brutti abiti nessuno andrà a fare acquisti lì e prima o poi chiuderà, e non cambierà nulla il fatto che quattro amiche e le loro sorelle vadano tutte insieme a fare shopping lì un sabato pomeriggio. Sarà una giornata buona in un mondo di giornate andate male; lo stesso vale per i locali, se in un locale si mangia o si beve male, i gestori o i camerieri sono scorbutici si può star certi che non saranno le trenta persone portate dalla band a risollevare la sua sorte e rimarrà drammaticamente vuoto.
Eppure la vita della lavoratrice di giorno-musicista di notte è questa...tanta passione e porte in faccia, tanti complimenti e tante delusioni quando vedi premiare band di ragazzini stonati che suonano (male) tre accordi in croce solo perchè "adesso va di moda quella musica lì tra i giovani". I musicisti ti riempiono di elogi, e questo è bene, ma il rock sta diventando di nicchia, e invece dovrebbe essere la musica di tutti.

Giovani rockers, trentenni e quarantenni cresciuti a buona musica, semplici appassionati di rock....DOVE SIETE??? Noi siamo qui...ascoltateci!

A presto!

lunedì 8 aprile 2013

Fear of the dark...


Un post serio...giuro non ho la febbre..


"When the light begins to change / I sometimes feel a little strange/ little anxious when it's dark
Fear of the dark, fear of the dark /I have a constant fear that something's Always near"
                                                                                           Iron Maiden, "Fear of the dark"



La notte...per chi come me ama dormire dovrebbe essere il più bel momento delle 24 ore. E invece no. Ultimamente la vita mi ha portata ad avere paura del buio, perchè il buio apre le porte ai brutti pensieri, ti costringe a riflettere una volta di troppo, ti ricorda che, forse, non puoi essere felice.

Sei lì, sotto le coperte, hai tuo marito accanto, il micio ai piedi del letto, c'è un quieto silenzio e tu invece di pensare a quanto sei fortunata sei preda della negatività. Il futuro è incerto, i soldi mancano, i soldi di cui prima ti preoccupavi relativamente ora scappano da tutte le parti, non fai nemmeno in tempo a vederli che già non li hai più. Nella testa si rincorrono le stesse parole: tasse, spese, scadenze, altre tasse. Dormo male (io, che sono peggio di un ghiro punto dalla mosca tse-tse) , la mattina sono uno straccio e per arrivare decente al lavoro ho iniziato a compiere un'attività che prima era riservata a poche e rare occasioni: truccarmi! 
A pranzo o alla sera, con mio marito, si parla solo di bollette, cose da fare e crisi. Ok non pretendo che la mia vita sia sole-cuore-amore, ma se le nostre conversazioni sembrano uscite da Porta a Porta o da una trasmissione di Santoro c'è seriamente da preoccuparsi! Leggo i post delle varie fashion blogger e mi chiedo se almeno una volta i loro outfit perfetti siano stati sgualciti dallo svenimento causato dall'arrivo della bolletta del gas...
Dove sono finite le parole positive? Dove sono finite parole come  amore, soddisfazione, gioia, progetti? La parola "futuro" è diventata portatrice di angoscia e non di speranza o eccitazione. E tutto solo per via dell'incertezza, soprattutto economica. Come hanno fatto a portarci via tutto? Come è possibile che le persone sempre allegre e sorridenti ora siano tutte buie e preoccupate?  Non avevo mai provato una sensazione simile prima d'ora. Durante la malattia di mia madre, e quando lei morì, avevo comunque una positività di fondo,sapevo in cuor mio che anche se sarebbe stata durissima avrei comunque finito l'università, avrei sposato il mio fidanzato ed in qualche modo "me la sarei cavata". Ora non più, non mi dico più "in un modo o nell'altro ce la farò", mi chiedo solo quanta relativa tranquillità mi resta, cosa sarà della mia piccola famiglia. Vedo mio marito tirato in volto, alle prese con i mille problemi identici ai miei, e penso che insieme arriveremo ovunque, cerco di trovare il buono nel futuro...ma poi leggo il giornale, leggo di una nuova tassa, di una raffica di aumenti e mi chiedo per quanto potremmo ancora vivere nella casa che ci ha lasciato mia madre e che amiamo. Sarei pronta ad andare ovunque, mi basta avere vicino mio marito e la miciotta Luna e portare con me i libri, il the e i vestiti preferiti, ma....voglio ritrovare quella solarità, quella felicità che mi ha sempre contraddistinta, quel mood che mi ha fatto affibbiare il nomignolo di "raggio di sole" da tante persone.

Non lo so, sarà la vena polemica che è nata in me ultimamente, sarà che rileggere Dante e le invettive contro il governo della sua Firenze mi ha fatto riflettere sul fatto che dal passato non impariamo proprio niente...saranno le "contingenze",ma sono diventata inquieta, ombrosa, forse improvvisamente consapevole della fine della favola, della fine dei momenti in cui l'eccitazione per il futuro è più forte del dolore causato dalle porte sbattute in faccia. Avete presente il sole, quando si allinea con un piccolo pianete?Rimane sempre bello e luminoso, e ad occhio nudo non si nota niente; però, con un telescopio ed un pochino di attenzione si noterà una piccola macchia nera, che non sembra essere niente di grave,ma che in realtà rovina, per un periodo, l'immagine della nostra stella, la rende meno perfetta.

Ecco, io ora sono così. Un sorriso per la stampa fuori, un allineamento con un bel pianeta gigante gassoso dentro. E se la Luna, così piccola, riesce ad oscurare il Sole, immaginate Giove cosa può fare.

Un bacione

p.s non preoccupatevi...è solo un momento di down...il temperamento è forte; domani già sarò lì a postare le mille sensazioni legate al concerto di sabato. Il Rock mi salverà, perchè ho fede nel Rock.


venerdì 5 aprile 2013

Save The Date (and stay rock)!


Anzi...save the dateS...questo mese finalmente si suona, gli Emblema tornano a "spaccare"!

Non potete capire cosa voglia dire per me, medico di giorno ed aspirante rockstar di notte, svegliarmi la mattina sapendo che la sera sarò sul palco. Intendiamoci, amo il mio lavoro (anzi i miei lavori...oltre che col le belle donne lavoro anche con gli anziani...e li adoro!)  alla follia, non potrei fare altro, ma quell'adrenalina che sale mentre aspetti di cantare, quel feeling che ti lega ai tuoi musicisti, quell' "essere lì, tutti insieme", quel fare divertire la gente con la tua musica è per me l'emozione più bella possibile. Il ricevere applausi o complimenti ti fa capire che, forse, la band sta davvero lavorando nella giusta direzione; tutti questi momenti felici messi insieme ti fanno rimangiare gli "uffa" proferiti in quelle sere in cui, dopo una giornata di lavoro massacrante, di tutto avresti voglia meno che di uscire di casa per andare in sala prove, sapendo per certo di fare tardi. Ma poi si è lì, in quegli otto metri quadri, io stanchissima, i chitarristi a pezzi per il lavoro, il bassista a digiuno perchè è arrivato direttamente dall'ufficio, il batterista di corsa ma sempre allegro ed in un attimo tutto scompare e rimangono solo i "nostri" pezzi...beh...la gioia c'è, e con essa quel piccolo senso di frustrazione che ti fa dire "ma accidenti...se in radio passano cose come il Pulcino Pio o i vari rapper che parlano solo di sesso, soldi, alcool e donne prima o poi qualcuno dovrà apprezzare il rock e dovremmo esserci ANCHE NOI nell'airplay!". Sono sogni...a trent'anni  ed oltre ti sembra di sparare le ultime cartucce musicali prima di essere relegato nel mondo degli amatori, che si trovano in sala ogni tanto per divertirsi un po'. Siamo cinque lavoratori, con cinque professioni diverse, e sappiamo bene che la nostra vita è nel nostro quotidiano, ma sotto sotto, anche i più seri di noi coltivano "quella" speranza, la speranza di vivere di musica, di potersi dedicare alla cura dei pezzi 24 ore al giorno, di far cantare uno stadio gremito...

Ok...driiinn...è suonata la sveglia, torniamo sulla Terra. I concerti sono piene di note dolenti:  locali mezzi vuoti (amici a parte), gestori che non fanno suonare le band che fanno pezzi originali ma solo le tribute (passi mesi a comporre e i gestori vogliono Vasco,ma bastaaaaaa,esiste anche altro rock oltre a Vasco!), soundcheck approssimativi, suoni orrendi e soprattutto...MA COME MI VESTO???? Eh sì, il look da concerto è un concetto per me ostico come un problema di alta matematica. Una forumina di alf oggi mi ha scritto una frase stupenda "è al vostro genere, alla vostra band a cui si deve ispirare il look, non al locale". Nulla di più vero. Ma come si veste una fanciulla che spesso arriva al soundcheck dritta dritta dal lavoro, con a volte un'amica caritatevole che la aiuta con trucco e parrucco ed a volte nemmeno quella? I miei quattro ragazzi hanno vita facile, sono bellocci, un jeans scuro, camicia o maglietta scura ed il gioco è fatto, ma io?Ho gli occhi sempre addosso e anche se in quei momenti sei concentratissima hai sempre quel piccolo tarlo nella mente che dice "staranno pensando che con quel miniabito fai schifo", "ti si vede la cellulite anche se è buio", "sei truccata come un panda ubriaco", "con i leggings e i tacchi sembri una facilona,vergognati!". I musicisti a stento notano se hai la gonna o i pantaloni, quindi da loro l'aiuto è pari a zero. Ogni volta è un dramma, come accidenti ci si veste ad un concerto quando la tua band non ha un dress code ben preciso (come ad esempio i metallari o i punk)? Nei prossimi giorni vi posterò i look "for gigs only", così vedrete che dilemmi!!  Siete pronti? allora SAVE THE DATES!

9 aprile -->  rock contest Pronto Soccorso degli Artisti (Torino) con riprese di For Music TV
13 aprile --> rock contest Piobesi (To)
19 aprile  --> concerto alla Certosa di Collegno (saremo ospiti di una band di amici)

sulla pagina FB Emblema RockBand ci saranno tutte le indicazioni! Chiedeteci l'amicizia, siamo cinque bravi ragazzi! 

Ci dicono tutti che siamo così seri...

martedì 12 marzo 2013

Parka Time!!!



Rieccomi, salve a tutti! Sono stata un po' indaffarata tra lavoro quotidiano e lavoro con la band in questi giorni ed ho trascurato il blog (cominciamo bene se lo trascuro già appena aperto!), ma prometto di dedicare maggiore impegno a questo piccolo angolo di frivolezze web!

Due domeniche fa ho accompagnato il maritino al Colle della Maddalena, con relativo bellissimo Parco della Rimembranza, affinchè lui potesse scattare qualche panorama di Torino. In realtà la foschia non ci ha aiutati, ma in compenso ho rimediato anche io qualche scatto e approfitto di queste immagini per recensirvi un acquistino saldifero, ovvero il parka di Oviesse (un colpo da 25 euro!).




Ho iniziato da poco ad indossarlo perchè nonostante abbia una fodera staccabile in ecopellicciotta tipo orsetto non è assolutamente un capo adatto all'inverno torinese. Il parka era disponibile in blu scuro e verde bosco, oltre che in color kaki, quello che vedete nelle foto. L'esterno è in cotone grezzo, il che mi piace molto perchè trovo somigli alla tela delle giacche militari, di conseguenza il capo assume un mood un po' kombat che penso si sposi bene sia con look casual sia con mises più rockeggianti. All'interno, fissata con bottoni, si trova la fodera in eco-orsetto, discretamente morbida e calda, adatta alla mezza stagione, ed il cappuccio è rifinito con un bordo di ecopelo anch'esso rimovibile. La linea del parka può essere modificata a piacimento grazie alla coulisse interna, forse con cordoncini un po' troppo lunghi e l'aria  fredda non passa grazie alla doppia chiusura formata da cerniera più bottoni. Purtroppo quando ho scelto di acquistarlo in color kaki il parka era rimasto solo in taglia M, che a me veste grandino (sono una tg.42 alta circa 170 cm), quindi, nel caso qualcuna ancora lo trovasse, consiglio di prenderlo in misura S se portate la 42. Trovo nel complesso che sia un capo versatile, appena arriverà la primavera toglierò il bordo di pelo e la fodera e lo indosserò come soprabito, come valida alternativa al trench. Lo immagino poi con un look più da palco (per il genere "arrivo della band al locale"...ma sì, tiriamocela un po'!) come ad esempio un paio di leggings effetto ecopelle opachi, una maglia lunga e dei bikers borchiati.




Bene, se avete visto tutte le foto e siete ancora qui e soprattutto non vi siete sentiti male nel vedermi struccata e con i capelli a carciofo (per le ragazze di Alf...ecco il mio famoso caschetto in crescita da suora laica!) vi siete meritati un enorme GRAZIE! 

Spero che questo post sia stato utile a chi medita l'acquisto di un parka ma, come me, non essendo sicura al 100% del da farsi, preferisce navigare nelle chiare, fresche e dolci acque del low cost.

A presto!!

I was wearing:
Parka OVS
Skinny jeans Mango
Mariniere H&M
Pull in viscosa e cachemire Northland
Sneakers borchiate Ovyè by Cristina Lucchi
Sciarpa vintage
Mini postina in ecopelle Naf Naf

p.s. A breve vi delizierò con le nuove avventure degli Emblema, che si preparano a "spaccare" sul palco di Rock Targato Italia e nel frattempo lavorano alacremente al nuovo album. Presto vi scriverò un post di presentazione ed un Save The Date per il nostro concerto, e vi invito ad ascoltarci su Soundcloud e su ReverbNation.

mercoledì 27 febbraio 2013

La ragazza "quasi"...



Ho sempre ammirato molto (fisicamente parlando) le persone che posseggono delle caratteristiche somatiche ben definite, che rimangono impresse in chi le incontra, quei dettagli che ti fanno immediatamente visualizzare una persona di cui magari non ricordi il nome. Bene, io non sono tra quelle...io sono "quasi".

Sono una fiera discendente per parte materna di una famiglia di vecchi veneziani, e da loro ho ereditato le mie caratteristiche fisiche, che hanno da sempre contraddistinto tutti gli appartenenti a questo ramo familiare, rendendoci simili come fotocopie. Una famiglia di "quasi"...


La prima nota dolente sono i capelli! Hanno un colore che spazia nell'idefinito. Troppo chiari per essere castani, biondi sì, ma scuri e ramati, ma troppo dorati per essere rossi...ci avete capito qualcosa? no? figuriamoci io! Le donne della mia famiglia infatti sono la fortuna dei parrucchieri, in quanto per avere un colore "ben definito" si tingono praticamente da sempre. Io stessa sono stata platino, castana, rossa, naturale ed ora naturale-con-shatoush.Se cambio colore praticamente non se ne accorge nessuno, e questo avviene perchè nessuno si ricorda mai che colore di capelli io abbia! In inverno sono indefinita più che mai, in estate mi trasformo nella sorella di Dave Mustaine dei Megadeth!


Dave Mustaine



Nota dolente numero due: gli occhi! Verdi sì, ma troppo scuri per essere verdissimi e troppo chiari per essere grigi...faceva in fretta mia nonna a dirmi che in famiglia avevamo gli occhi "color del tempo"! In alcune condizioni di luce sembrano verdi con pagliuzze dorate, in altre verde smeraldo, in altre ancora verde bosco.

La pelle da camaleonte poi! In inverno giallina con miriadi di nei e qualche lentiggine, in estate invece compare una esplosione di efelidi che al mio confronto Vanessa Incontrada sembra una dilettante.

Vanessa Incontrada


Vorrei poter avere quel particolare che si nota, quel segno distintivo naturale  che faccia ricordare il mio viso anche a chi mi ha visto una sola volta, ed invece niente, sono condannata ad un'eterna non definizione, ad una sorta di anonimato non per banalità, ma per mancanza di segni particolari.

Anche quando si leggono i vari manualetti che definiscono i "tipi", io non so mai in che categoria rientrare! devo vestirmi come una castano-bionda o come una rossa? Devo truccarmi gli occhi come se li avessi verdi o come se li avessi dorati o grigi? Mi ha aiutata solo Style Begins at Forty che nel suo blog ha inserito degli inquadramenti somatici molto meno vincolanti e in cui è più facile riconoscersi, ed io sono una Soft Autumn, ma anche lì non lo sono al 100%, lo sono...quasi!!!

Ci sono compagne di sventura in giro? Is there anybody out there?

 Un "quasi" bacione

domenica 24 febbraio 2013

Lavoro e look..."questions" of style.


Quanto il nostro look quotidiano influisce sulla nostra credibilità lavorativa? L'abito fa davvero il monaco? Una persona con un look impeccabile ed atteggiamento self-confident, a parità di capacità, è destinata ad avere maggior successo di una più dimessa?

Questi quesiti ultimamente mi stanno particolarmente interessando...
Un giorno mio marito mi disse che le persone che avrei incontrato nei "tempi morti" del mio lavoro (pausa pranzo, buchi tra un appuntamento e l'altro...) non sarebbero state invogliate a rivolgersi a me in quanto "portatrice sana" di un look assolutamente non consono alla mia posizione lavorativa. State pensando che dovrei divorziare?? e invece no...temo che mio marito possa avere ragione.

Sono un medico estetico, lavoro da sola, in proprio, e quando sono in studio indosso colorati completini antistupro casacca&pantalone, le classiche divise da dottore che stanno male perfino alle sventole di Grey's Anatomy  e fin qui tutto bene. Ma il mio lavoro non finisce sulla porta dello studio, specialmente quando si esercita in una piccola cittadina di provincia, dove volente o nolente si è sempre sotto gli occhi di tutti e le emule di Miss Marple lavorano a pieno regime. Insomma nel mio campo il look è parte integrante della pubblicità che si fa a sè stessi. Secondo mio marito posso essere il medico estetico migliore della zona, ma se poi la gente mi vede in giro vestita con jeans, maglione ed Ugg, magari con un filo di trucco, i capelli a codina, l'aria timida ed una maxibag supersemplice scatta immediatamente l'effetto "non credibilità". 
E' il classico paragone col dietologo grasso...come può uno con problemi di peso pretendere di fare dimagrire te? Forse nel mio campo è la stessa cosa, come può una che sembra una ragazzina caduta dal letto renderti più bella ed affascinante, come può darti consigli di benessere e lifestyle se lei per prima non li applica a sè stessa?
Partecipando a vari workshop e congressi confesso di essermi sentita spesso alla stregua di una liceale che ha marinato la scuola ed è finita in un luogo fuori dalla sua portata. Non sono solo le it bags, ma gli interi outfit molto studiati, gli atteggiamenti sicuri, trucco e capelli a regola d'arte a suscitare in me ammirazione per le colleghe e devo dire che anche io, spesso, mi ritrovo a seguire l'assioma   look perfetto=(con ogni probabilità) bravo medico.

Ma dalla domanda "può il look influire sulla nostra credibilità professionale?" sorge un'altra domanda: "se adottiamo un look consono al nostro lavoro, con cui però non ci sentiamo a nostro agio, non rischiamo di essere ridicole e quindi ancora meno credibili?".

Il vero problema secondo me sta lì...ci sono donne nate per essere credibili, professionali e self-confident, e poi ci sono quelle come me che tendono a nascondersi e a non piacersi mai. Ma queste ultime cosa devono fare? Sono condannate ad essere sempre guardate con sospetto dai loro clienti che pensano "posso fidarmi di una professionista che va in giro conciata come una "universitaria americana" (così mia nonna definisce il mio stile, e lei è la mia voce della verità)?" oppure è un pensiero sbagliato ed è solo ciò che fai durante il lavoro che conta e non come sei e come appari? Anche chi come me fa un lavoro che è legato a doppio filo ad apparenza e bellezza può permettersi di adottare qualsiasi look oppure si deve adeguare, almeno finchè non si "fa un nome" come si dice in gergo?

Riassumendo...meglio essere dressed for success anche se quel tipo di look non ci appartiene e dobbiamo forzarci per adottarlo oppure è meglio andar dritti per la propria strada ignorando i possibili commenti della gente?

Per chi poi, come me, nel tempo libero si diletta di rock il problema si amplia...il rock non ti abbandona mai, "qualcosa" di rock devi averlo sempre addosso, dallo stereo del tuo studio dovrebbe uscire only rock'n roll, vorresti appendere dovunque le locandine dei tuoi concerti,  i premi dei concorsi musicali e  le foto della tua band sul palco, ma non puoi. Se una cliente le vedesse? Cosa penserebbe? Un medico che si occupa anche di musica rock diventa immediatamente poco credibile. Se suonassi il pianoforte e amassi la musica classica potrei essere accettabile, ma no, la vocalist di una rock band non può essere anche un buon medico nell'immaginario comune.

Nel mio piccolo proverò in questa p/e alle porte a curare di più il mio look lavorativo, adottando uno stile decisamente più ladylike, ma sarà difficile, una vera impresa ardua...

Da così...

Gwen Stefani
Olivia Palermo, Alexa Chung, Poppy Delevingne
a così...

Mulberry

Kristina Ti

lunedì 18 febbraio 2013

Jeans, stripes & leo



Buongiorno! Vi presento un breve post modaiolo, eh sì, devo farmi coraggio e iniziare a postare i look che preferisco, sia miei (mi appello alla clemenza di chi legge) sia di personaggi del cinema, della musica o dello star system.

L'abbino è uno dei miei preferiti, composto solo ed esclusivamente da pezzi very low cost, un look di salvataggio quando non si ha tempo o voglia di pensare a cosa mettersi: skinny blu navy da portare risvoltati sopra il malleolo, t shirt a righe marinare, incrociatino nero (ma va benissimo anche un cardigan lungo o ai fianchi portato aperto). Per completare il tutto ho scelto di abbinare un paio di ankle booties sportivi leo print. 
Il bello di questo outfit è che è assolutamente portabile, senza cardigan e con un chiodo di pelle, anche in primavera, sostituendo gli ankle con delle ballerine sempre leo per evitare il classico abbino primaverile rosso-bianco-blu che mi ha un po' stancata. 

Oggi, essendo una giornata freddina ma non troppo, come capospalla ho indossato col mio caban blu navy con bottoni dorati di Relish ed ho scelto come borsa la mia semi-distrutta inspired-Bale di Delucapelli, di cui adoro il colore.
Jeans: Mango - Tee: H&M - Cardigan incrociato: Niama - Borsa: Delucapelli
Ankle Booties: Marco Tozzi from Zalando